Nel quarantesimo della scomparsa di Giovanni Ginobili

Giovanni Ginobili - Pitrió’ mmia (1958)Oggi, 17 ottobre, ricorre il quarantesimo anniversario della scomparsa di Giovanni Ginobili (Petriolo, 24 gennaio 1892 – Macerata, 17 ottobre 1973), poeta vernacolare, folklorista e padre nobile dell’etnomusicologia moderna nelle Marche.

Il maestro Ginobili, Nannì de lu Cónde per i suoi concittadini, con occhio e orecchio già moderni per la sua epoca, ha dedicato con amore tutta la sua vita alla ricerca e alla conservazione della cultura della nostra terra attraverso una bibliografia sterminata di scritti che spesso e volentieri pubblicava in maniera autonoma.
Proprio per questo motivo gran parte del suo lavoro è purtroppo pressoché introvabile, ad esclusione di poche eccezioni come ad esempio l’edizione integrale del fondamentale “Glossario dei dialetti di Macerata e Petriolo”, pubblicata qualche anno or sono a cura di Stanislao Tamburri e Massimo Tamburrini con la collaborazione del Comune di Petriolo e del Gruppo Teatrale Ginobili.
Tra le sue opere troviamo anche una meravigliosa collana di libretti intitolata “Canti popolareschi piceni”, realizzata con il compositore e amico fraterno Lino Liviabella (Macerata, 7 aprile 1902 – Bologna, 21 ottobre 1964) dal 1940 al 1971.
Sul materiale raccolto da Ginobili il Liviabella lavorò a Palermo nei primi anni quaranta per comporre il poema sinfonico “La mia terra” e, in seguito, la “Rapsodia Picena”, composizione per pianoforte dove ritroviamo anche quel famoso canto popolare natalizio “Natu Natu Nazzarè'” che il musicista armonizzò per coro e che venne inciso dal coro della Società Alpinisti Tridentini negli anni cinquanta, facendo il giro del mondo e diventando parte del repertorio di gruppi corali da ogni dove.

L’imprescindibile lavoro di Ginobili sulle tradizioni popolari della sua terra è iniziato negli anni trenta e si andò focalizzando in maniera progressiva fino al decennio successivo, quando dopo un periodo trascorso in Romania subì l’influenza dei grandi etnomusicologi dell’Europa Orientale.
Da quel momento capì che il metodo da utilizzare non era quello dei suoi predecessori ottocenteschi (dopo dei quali, peraltro, c’era il vuoto assoluto), ma ne andò costruendo uno suo, interdisciplinare e legato all’imprescindibilità del contesto sociale del territorio – una cosa che oggi è data per scontata ma che al tempo non lo era quasi per niente.
È da qui che parte l’avventura rivoluzionaria di Nannì de lu Cónde nei territori della Marca maceratese, una avventura che è durata fino alla sua morte, trenta e passa anni dopo.
Nannì girava paesi e campagne con il suo blocchetto degli appunti, ascoltava tutti, parlava con tutti.
«Una volta – racconta Guido Piovene che lo incontrò nel suo celeberrimo “Viaggio in Italia” (Mondadori, 1957) – si portò a casa una mendicante decrepita di 92 anni per un accenno a una leggenda che gli era parso di cogliere nei suoi balbettii».

Il maestro Ginobili fu anche sopraffino poeta vernacolare, ed è dal titolo di una delle sue più note poesie che il nostro gruppo di portatori della tradizione popolare del maceratese prese il nome quarantatre anni fa, “Pitrió’ mmia”, inno struggente composto per amore del suo e del nostro paese natìo.

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Informazioni su orastrano

Mi chiamo Carlo Natali e faccio parte del laboratorio di musica e poesia l'Orastrana, attivo nell'area del maceratese sin dal 1993. Collaboro con il gruppo delle tradizioni popolari maceratesi Pitrió' mmia del quale gestisco, insieme a mia moglie Katuscia, la pagina web.
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6 risposte a Nel quarantesimo della scomparsa di Giovanni Ginobili

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  5. Redazionegsblog ha detto:

    L’ha ribloggato su SYBILLA PICENAe ha commentato:
    Giovanni Ginobili, un’importante personalità da ricordare per i suoi preziosi studi sulle tradizioni popolari marchigiane.

  6. Pingback: Le origini del saltarello marchigiano – SYBILLA PICENA

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