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Petriolo negli anni sessanta

Petriolo negli anni sessanta

Petriolo è un paese di meno di duemila anime nella Provincia di Macerata.
Nel marzo del 1970 e in occasione delle manifestazioni carnevalesche petriolesi, alcuni cittadini del luogo, uomini e donne, di propria iniziativa, sfilarono in costume tradizionale marchigiano, insieme ai carri allegorici, improvvisando danze e rituali al suono dell’organetto.
Nasceva così il gruppo autentico portatore della tradizione popolare denominato Pitrió’ mmia.
Questa denominazione era suggerita dalla omonima poesia in vernacolo che il compianto maestro Giovanni Ginobili (Nannì de lu Cónde, loro concittadino, appassionato studioso del dialetto e delle tradizioni popolari maceratesi e marchigiane, autore del noto “Glossario dei dialetti di Macerata e Petriolo” e di centinaia di studi sulle tradizioni delle nostre terre) aveva dedicato al suo caro Petriolo.

Giovanni Ginobili

Giovanni Ginobili (1892-1973)

Da allora questo gruppo, fra gli entusiasmi e gli incoraggiamenti di un pubblico sempre più numeroso, ha portato per le piazze e i teatri di numerose città italiane, un repertorio integro ed inedito del patrimonio di canti e di danze marchigiani.
Le esibizioni di questo gruppo non erano condotte in maniera professionale ma con toni genuini, senza pretese, ma soprattutto fedeli alla vera tradizione, così come la gente dei campi con le proprie imperfezioni e manchevolezze sa solo essa presentare.
Inizialmente il gruppo Pitrió’ mmia era composto da circa 40 persone fra ballerini, cantori e suonatori di strumenti.
A seguito delle austerità 1972 – 1974 il gruppo venne ridimensionato e perdette così il brillante corpo dei ballerini. Il gruppo rimase formato dai soli componenti cantori e suonatori con un repertorio arricchito di nuovi canti, con lo scopo di rappresentare la nostra regione in rassegne e manifestazioni nazionali a titoli documentativi.

Pausa durante i lavori di battitura

Pausa durante i lavori di battitura (archivio Fabio Sileoni)

In occasione di alcune ricerche sulle tradizioni marchigiane condotta nel 1974 da Pierluigi Navoni e Renata Meazza di Milano sono stati incisi da questo gruppo due LP presso la casa discografica Albatros, quasi interamente col proprio repertorio. I brani che il gruppo Pitrió’ mmia eseguiva e tuttora esegue sono: il tradizionale Saltarello, la Castellana ed altri motivi relativi alle danze, i canti di questua come le Passioni, la Pasquella, il Cantamaggio, lo Scacciamarzo ed altri; i canti di lavoro come i canti di fienagione, della mietitura, dell’aratura, ed il famoso “ cantu a batóccu”, che veniva eseguito a più voci durante la scartocciatura del granoturco.
Altri canti noti sono i canti di corteggiamento ed i canti a dispetto.

Il doppio LP a cura di Dante Cecchi

Il doppio LP a cura di Dante Cecchi

Successivamente la cassa di risparmio di Macerata, sotto la presidenza del prof. Dante Cecchi, ha prodotto nel 1981 altre registrazioni su dischi 33 giri il cui contenuto è anche qui quasi interamente del gruppo Pitrió’ mmia.
Esistono poi anche altri documenti sonori in cassetta prodotti dalla RAI di Ancona nel 1983 e trasmessi nelle sue rubriche radiofoniche, nonché volumi documentali ed enciclopedici che trattano del loro repertorio e dei suoi esecutori.
In collaborazione con il gruppo di canto popolare la Macina, di Monsano (AN), ha effettuato di recente altre registrazioni, edite in CD e cassetta, che trattano in modo specifico temi del genere licenzioso e burlesco.

Domenico Ciccioli, Lina Marinozzi Lattanzi e Nazareno Saldari

Domenico Ciccioli, Lina Marinozzi Lattanzi e Nazareno Saldari (foto Piero Molini)

Tra i tanti festival ai quali il gruppo Pitrió’ mmia ha partecipato ricordiamo la prima edizione del famoso “Musica dei Popoli”, nel 1979, festival dove è tornato nel 1993 in occasione della XVIII edizione, nella quale c’era anche Nusrat Fateh Ali Khan.
Nell’ottobre del 1997 il gruppo ha partecipato, assieme a tanti altri artisti di generi diversi tra loro, all’originale festival autunnale del racconto d’autore denominato “Fautore”, che si tenne a Petriolo nonostante si fosse in pieno periodo di sciame sismico.
Negli ultimi anni il gruppo ha continuato a partecipare a numerosi e festival e manifestazioni per tutta Italia, facendo conoscere ovunque i canti e le musiche delle tradizioni popolari del Maceratese.
Nel 2006 il gruppo è stato a Trieste per “Finestre del Mediterraneo”, dove Pitrió’ mmia è stato chiamato a rappresentare le Marche, come portatore autentico delle tradizioni popolari della propria regione.
Negli anni 2007-2008 il gruppo ha partecipato al festival internazionale del folklore di Apiro e alla serata inaugurale del festival del folklore di Matelica.
Infine nel 2009 il gruppo ha partecipato alla prima serata del Folk Festival di Carpino (FO), dove anche qui è stato chiamato per rappresentare la regione Marche.

Uno dei tamburelli di Francesco Zafrani

Uno dei tamburelli di Francesco Zafrani

Nel 2010, in occasione del quarantennale di attività del gruppo, è uscito il doppio CD “Te penzo, me tte sogno, terra mia”, che contiene nuove interpretazioni dei classici della tradizione già conosciuti e moltissimi brani inediti, frutto della pluridecennale opera di ricerca di Domenico Ciccioli e degli altri membri del gruppo.
Il disco, registrato nel 2009 rigorosamente in presa diretta da Piero Molini, è accompagnato da un pregevole libretto con tutti i testi e con approfondimenti di Giuseppe Michele Gala e Roberto Lucanero.
La prima presentazione al pubblico del disco è avvenuta a Petriolo il 20 Marzo 2010, in ricordo di quel 20 Marzo 1970, quaranta anni prima, quando tutto iniziò.

Benedetto Santinelli, Nelly Mariani e Domenico Ciccioli

Benedetto Santinelli, Nelly Mariani e Domenico Ciccioli (foto Piero Molini)

Il gruppo da qualche anno sta collaborando con le scuole elementari e medie di Petriolo, insegnando ai ragazzi i canti e soprattutto i balli che un tempo venivano eseguiti al suono dell’organetto, cercando di non far scomparire queste tradizioni. Pitrió’ mmia, con l’aiuto delle insegnanti, tiene dei corsi durante le lezioni, facendo esibire i ragazzi nel saggio di fine anno scolastico, nella speranza che qualche giovane porti avanti una tradizione che rischia di scomparire, ma soprattutto che entri a far parte del gruppo con vera passione e serietà.

Gli strumenti di cui il gruppo dispone sono prettamente tradizionali: l’organetto (l’urghinìttu), il cembalo a sonagli, il tamburello (tamburéllu), le nacchere, il triangolo e le mazzette.

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